Emotional Art

Mina Cappussi ha dato vita ad un nuovo movimento artistico: Emotional Art: Sogni e visioni che balzano d’improvviso alla coscienza e impongono di venire alla luce, laddove lo “spettatore” che si riconosce nel quadro “coglie” il nesso, così che i quadri divengono veri e propri strumenti di indagine, per guardarsi dentro e riconoscersi. Quadri specchio nei quali ognuno “vede” il proprio riflesso, risuonando all’unisono con quella particolare vibrazione. Sono gli Urphanomen di Friedrich Schelling, fenomeni primordiali, soggetti a continue metamorfosi, come quelli di Eidegger e di Goethe, e c’è l’Urphänomen che, in campo cinematografico, è il principio di frammentazione e successiva ricomposizione, ossia la creazione del movimento a partire da una serie di figure statiche. Il mio Progetto URPHANOMEN scompone infatti le “parti” di cui è composto un individuo, anche le più brutte, i mostri che stanno dentro, le criticità, le debolezze comuni a tutti e ricompone l’essere umano che c’è dietro, creatura divina, summa suprema, bellezza infinito, carne e spirito, luce e tenebre. L’emozione e l’arte muovono il mondo. L’arte è capace di dare emozioni forti a tal punto da sfociare in effetti sul nostro corpo. Mi riferisco alla Sindrome di Stendhal per esempio, che prevede tutta una serie di sintomi provocati nei soggetti che, al cospetto di opere d’arte si sentono governati da sensazioni di capogiro e smarrimento. Come insegnano gli studi di Graziella Magherini, l’esperienza estetica primaria della madre con il proprio figlio è il primo incontro del bambino con il volto, i seni e la voce della madre, rispecchiando così il primo rapporto con l’estetica ed il primo contatto con la bellezza. Numerosi psicoanalisti, a partire da Freud, concordano nell’affermare che gli artisti tramite le loro opere comunicano conflitti infantili reconditi, fantasie edipiche represse, come accade con i sogni. Secondo il Natya Shastra, il più antico trattato d’arte, lo scopo dell’arte non consiste nella bellezza in sé ma nell’abilità di evocare gli stati più elevati dell’essere. L’arte ha sempre una funzione catartica, liberatoria. Emotional Art è tutto questo: l’Arte di un Millennio smarrito in cui siamo alla ricerca di noi stessi, delle parti più profonde e nascoste. Basta alzare il velo di Maya!