MYRICAE

Il riferimento è alla IV Bucolica di Virgilio«Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae», cioè
“Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”, ripreso da Giovanni Pascoli nel 1891 per una
raccolta di poesie di tradizione simbolista, prima della stagione delle Avanguardie poetiche del
Novecento. Il termine, dunque, per evocare sensazioni ed emozioni dell’io di fronte al mistero della
natura, un “piccolo mondo” solo apparente, in cui le cose si denudano e appaiono nel loro carico di
significati simbolici, inclusive del senso del mistero della Vita. Qui gli strascichi del vecchio
annunciano una nuova Era, un nuovo Rinascimento nelle Avanguardie del Metateismo. E’ il poeta
fanciullo, ovvero il bambino-artista che scopre, sotto le maglie delle convenzioni sociali, la lingua
delle cose, il segreto del mondo. E lo scrive annunciando un diverso modo di “leggere”, che
l’sservatore può notare nella firma al rovescio sull’opera, da destra a sinistra, di un’artista capace di
scrivere fluentemente, fin da piccola, indifferentemente da sinistra a destra e viceversa.