SOLITUDINE-NUMERI-PRIMI

A volte ci sentiamo extraterrestri in un mondo che non riconosciamo, che non ci riconosce. La solitudine esistenziale che consuma la carne e brucia aneliti dissonanti è rappresentata da una figura umana, assisa su uno spuntone di roccia grigia, una sorta di filosofo contemporaneo, schiacciata da un astro che sovrasta la tela e incombe su figure non definite, mostri che popolano l’orizzonte. In primo piano il volto di un uomo pensieroso che impersona le infinite persone interiori. Particolare curioso dell’opera: Inizialmente, e nei bozzetti preparatori, non c’era alcun volto in primo piano. Ma con il trasferimento su tela e la coloritura del fondo il volto è emerso da solo, ambiguo ed enigmatico. Piccola storia anche sul titolo. Il quadro era stato appena abbozzato e mi sono recata alla Regione Molise per chiedere conto di un concorso al quale avevo partecipato. Quando le argomentazioni dell’impiegato per tentare di spiegare che la mia domanda non era stata valutata hanno fatto balenare in me l’impenetrabilità del muro di gomma istituzionale in cui mi ero imbattuta, la delusione è stata grande. Ma era la risposta che cercava l’anima assetata. E così, senza nemmeno pensarci, il titolo è venuto fuori da solo.